Dopo anni di intensa produzione normativa per spingere il mercato europeo verso modelli di business più sostenibili, è emersa da parte di una schiera rilevante di soggetti istituzionali e privati la necessità di semplificare un quadro regolatorio da questi ritenuto eccessivamente oneroso per molte aziende. Entro marzo 2025 è attesa una nuova proposta normativa, volta a ridurre gli oneri burocratici per le imprese, con un focus su tre pilastri chiave del Green Deal europeo: la Direttiva sulla Rendicontazione di Sostenibilità (CSRD), la Direttiva sulla Due Diligence di Sostenibilità (CSDDD) e il Regolamento sulla Tassonomia.
Pacchetto Omnibus: un'Europa più semplice e competitiva
Per rispondere alle attuali sfide economiche, geopolitiche e climatiche, la Commissione europea, nel Programma di lavoro 2025, delinea alcune iniziative chiave per migliorare la competitività e potenziare la resilienza economica dell’UE.
Un elemento centrale di questo programma è la semplificazione normativa. La Commissione intende introdurre una serie di pacchetti e proposte omnibus per migliorare il funzionamento delle politiche e della legislazione comunitarie, con l'obiettivo di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, ritenuti un freno per la crescita economica dell'Unione, e stimolare la competitività su scala globale.
La necessità di un intervento di semplificazione è emersa negli ultimi anni, grazie anche ai contributi del Rapporto Draghi sulla competitività europea e della Bussola per la Competitività UE.
In particolare, il programma prevede la produzione di tre pacchetti Omnibus, di cui uno prende il nome di Primo pacchetto Omnibus sulla sostenibilità, che sembrerebbe mirato a semplificare gli obblighi normativi in carico alle imprese in materia di sostenibilità.
L'omnibus non è l'unico strumento attraverso cui la Commissione intende semplificare le regole europee: il Programma di lavoro 2025 prevede un Piano annuale di valutazione e revisione normativa, che consentirà di monitorare l'efficacia delle politiche esistenti e individuare ulteriori margini di semplificazione. In quest’ottica, i Pacchetti Omnibus rappresentano solo la prima di una serie di iniziative destinate a plasmare una normativa europea più snella ed efficace.
Contenuti e benefici del Pacchetto Omnibus sulla sostenibilità
Il primo Pacchetto Omnibus sulla sostenibilità rappresenta un'iniziativa di vasta portata. La Commissione europea prevede di presentare ufficialmente questo documento il 26 febbraio 2025, con l'obiettivo di integrare in un unico quadro legislativo tre direttive e regolamenti chiave:
- Direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale (CSRD);
- Direttiva sulla due diligence aziendale in materia di sostenibilità (CSDDD);
- Regolamento sulla Tassonomia Europea.
Questa integrazione mirerebbe, nelle intenzioni dei proponenti, a eliminare sovrapposizioni e incoerenze, facilitando la comprensione e l'applicazione delle normative da parte delle aziende.
In particolare, le PMI, ritenute gravate da costi di conformità sproporzionati rispetto alle loro risorse, potrebbero beneficiare di misure specifiche volte ad alleggerire gli obblighi di rendicontazione e a facilitare l'accesso alle informazioni necessarie per la conformità normativa.
Alla luce delle informazioni trapelate e delle più recenti indiscrezioni emerse negli ultimi giorni, sembra che il Pacchetto Omnibus potrebbe prevedere:
- Allineamento della CSRD e della CSDDD, con criteri uniformi basati su 1.000 dipendenti e un limite di fatturato per gli obblighi di rendicontazione previsti dalla CSRD;
- Introduzione di linee guida per l'Assurance, con l'obiettivo di semplificare le verifiche limitate sulla sostenibilità e ridurre i costi di conformità per le aziende;
- Restrizioni più severe sulle richieste di informazioni lungo la catena del valore, limitando la portata della due diligence e alleggerendo gli obblighi informativi per le imprese;
- Eliminazione dell’adozione di standard specifici per settore, rimuovendo requisiti dettagliati per ambiti industriali specifici.
Per quanto riguarda la CSDDD, le modifiche più rilevanti potrebbero includere:
- Limitazione della due diligence ai soli fornitori diretti (Tier 1), escludendo il monitoraggio più esteso della filiera. Questo obbligo si applicherebbe solo alle aziende con più di 500 dipendenti, una soglia più bassa rispetto alla CSRD;
- Eliminazione della responsabilità civile per la mancata conformità, con potenziali impatti sulla tutela degli stakeholder e sulla responsabilità delle imprese;
- Esenzione totale degli istituti finanziari dagli obblighi di due diligence, sollevando preoccupazioni sulla trasparenza e sulla gestione dei rischi ESG nel settore finanziario.
Critiche e opposizioni al Pacchetto Omnibus
Nonostante l’intento dichiarato di semplificare gli obblighi normativi, gli interventi previsti dal Pacchetto Omnibus hanno suscitato numerose perplessità tra diversi attori economici e politici. Le principali preoccupazioni riguardano il rischio che l’alleggerimento normativo possa compromettere i progressi raggiunti in settori chiave come la sostenibilità e la finanza, generando un effetto contrario a quello auspicato.
Tra i principali critici vi sono rappresentanti del mondo imprenditoriale e finanziario, secondo cui una revisione delle norme in corso potrebbe creare un quadro di maggiore incertezza, disincentivando gli investimenti a lungo termine. In particolare, si teme che un allentamento delle regole possa penalizzare proprio le imprese che hanno già investito nella transizione sostenibile.
Anche le organizzazioni ambientaliste e le ONG esprimono forti preoccupazioni, ritenendo che la semplificazione proposta possa tradursi in un abbassamento degli standard ambientali e sociali. Il principale timore è che, nel tentativo di ridurre la burocrazia, si finisca per depotenziare l’impatto delle politiche di sostenibilità, favorendo un’eccessiva deregolamentazione e minando gli obiettivi posti dal Green Deal europeo.
Un aspetto particolarmente controverso riguarda il processo di consultazione che ha preceduto la stesura della bozza del Pacchetto Omnibus. Secondo diversi osservatori, il confronto con gli stakeholder è stato squilibrato, favorendo l’industria fossile e le grandi aziende a discapito di altri attori, come le associazioni ambientaliste e la società civile. Questa disparità alimenta il timore che la semplificazione possa avvantaggiare solo determinati settori economici.
Infine, gli investitori istituzionali e le associazioni di settore temono che la riduzione degli obblighi di rendicontazione renda più difficile valutare i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità, generando maggiore incertezza e frenando gli investimenti sostenibili, in contrasto con le intenzioni della Commissione.
Cosa fare in attesa del Pacchetto Omnibus?
Gli obiettivi del Pacchetto Omnibus appaiono ambiziosi e potenzialmente condivisibili. Tuttavia, la pubblicazione della proposta, attesa per il 26 febbraio (salvo rinvio a marzo), lascia ancora svariate zone d’ombra sia sui contenuti specifici sia sulle reali implicazioni per le imprese coinvolte.
In primo luogo, è importante sottolineare che il testo della proposta non è ancora stato pubblicato e dovrà comunque affrontare un complesso iter legislativo, i cui tempi, modalità e persino l’effettiva approvazione restano al momento imprevedibili, aumentando il livello di incertezza per le aziende.
La Commissione europea si troverà quindi di fronte alla sfida di semplificare la normativa senza incorrere nella deregolamentazione né di trascurare le esigenze degli stakeholder. Non è da escludere, infatti, che la proposta possa subire modifiche significative o persino essere ritirata in caso di mancato consenso; episodi simili si sono già verificati, come nel caso della proposta di direttiva sulla responsabilità per i danni causati dall’intelligenza artificiale, presentata nel 2022 e recentemente ritirata a causa dell’assenza di un accordo prevedibile.
Alla luce di queste incertezze, l’effettivo impatto del Pacchetto Omnibus sui soggetti interessati rimane ancora indefinito. Per tale ragione, le PMI e gli altri attori economici dovrebbero mantenere un approccio strategico e proattivo. Detto ciò, questa incertezza non dovrebbe tradursi in un’attesa passiva: in assenza di un quadro legislativo definito e certo in ambito di sostenibilità, potrebbe essere più opportuno concentrare gli sforzi sugli aspetti maggiormente riconducibili alla strategia di sostenibilità. La definizione di una propria strategia consente infatti di governare i cambiamenti in atto invece che subirli passivamente in meri termini di compliance. Tale orientamento consentirebbe di ridurre i rischi dell’inazione, di non conformità e garantire una progressiva armonizzazione con i futuri sviluppi normativi.
Quale futuro per la sostenibilità in Europa?
Il Pacchetto Omnibus potrebbe rappresentare un passo rilevante per il futuro della sostenibilità nel mercato europeo e non solo, e al momento gli scenari aperti sembrano essere molteplici e molto ampi. Ad essere in forte discussione non è l’esigenza in sé di semplificazione, rispetto alla quale si registra una certa convergenza in linea di principio (soprattutto rispetto alla CSRD), quanto le dimensioni e le forme di questa semplificazione. L’equilibrio da preservare non è affatto nuovo, ed è quello tra competitività delle imprese da un lato e promozione della transizione giusta e verde dall’altro. Per imprese e cittadini, il futuro della sostenibilità dipende anche dalle scelte politiche delle istituzioni europee dei prossimi mesi.