Il termine “Terzo settore” è stato introdotto in Italia verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso per definire un insieme di soggetti di natura privata che, in risposta a bisogni di singoli soggetti o di categorie sensibili, producono beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva. Le organizzazioni del cosiddetto Terzo settore si distinguono dalle aziende del Primo settore (settore pubblico) in quanto, pur erogando servizi di natura collettiva per certi aspetti simili, hanno natura giuridica privata, e dalle aziende del Secondo settore (appartenenti all’economia di mercato) in quanto la loro attività non ha scopo di lucro.
L’ente del Terzo settore o Ets è una nuova qualifica giuridica introdotta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel 2017 mediante Riforma specifica, costituita per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, senza scopo di lucro (nel caso delle imprese sociali, con deroghe alla distribuzione degli utili), mediante lo svolgimento in via esclusiva o principale di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni o servizi, o di mutualità, o di produzione o scambio di beni o servizi. Attraverso tali attività, gli Ets dichiarano di “perseguire il bene comune, elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e di protezione sociale (art. 1 del Cts)”. Possono acquisire la qualifica quegli enti privati, con o senza personalità giuridica, risultanti regolarmente iscritti nel registro unico nazionale del Terzo settore (Runts). Ai fini dell’iscrizione è necessario essere in possesso dei requisiti richiesti, a partire dallo statuto dell’ente che deve essere adeguato alle previsioni del codice del Terzo settore (Cts). La qualifica di Ets è facoltativa, ma è requisito fondamentale per accedere al nuovo sistema del Terzo settore che consente di fruire di una serie di agevolazioni e di sostegni volti a supportare il perseguimento dei fini dichiarati nel rispetto di precise prescrizioni in materia di controllo e di funzionamento.
Gli enti del Terzo settore: una definizione
Uno dei pilastri della nuova normativa risulta essere proprio l’istituzione della qualifica di Ets. Per entrare a far parte di questa nuova, grande famiglia, occorre dunque essere associazioni, fondazioni o altro ente di carattere privato, non perseguire scopo di lucro, essere iscritti al registro unico nazionale di settore, perseguire finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, e/o svolgere attività di interesse generale. Il primo effetto della riforma è stato certamente quello di rendere l’articolato mondo del sociale italiano - suddiviso per categorie soggettive e regimi giuridici e fiscali sulla base delle leggi approvate nel tempo – un comparto vero e proprio, dotato di norme, obiettivi, pratiche e modelli di funzionamento. Ma un ulteriore rilevante impatto è stato quello di aver conferito una nuova struttura a formati e percorsi di apertura e collaborazione tra gli enti di terzo settore, le amministrazioni pubbliche, il mondo delle imprese e la platea cittadini.
Ma quali possono essere le categorie di enti del Terzo settore?
La Riforma e il Codice del Terzo Settore individuano sette tipologie differenti di enti, ognuna con proprie specificità:
- le organizzazioni di volontariato (Odv)
- le associazioni di promozione sociale (Aps)
- gli enti filantropici (Ef)
- le imprese sociali, incluse le cooperative sociali (Is)
- le reti associative
- le società di mutuo soccorso (Sms)
- la categoria altri Ets, tutti quegli enti non riferibili alle tipologie precedenti.
Rispetto al passato vengono introdotte le reti associative, precedentemente assenti nel panorama giuridico italiano, e parallelamente abrogate le Onlus, organizzazioni non lucrative di utilità sociale, a cui resta la scelta di iscriversi o meno al Runts. Tra gli Ets vengono poi comprese anche le imprese sociali in forma rinnovata, la cui qualifica si applica di diritto alle cooperative sociali. Le imprese sociali possono essere costituite in forme diverse, anche di società, hanno una limitata deroga nella redistribuzione degli utili e hanno accesso a una serie di agevolazioni fiscali. È vietato l’uso dell’indicazione “ente del Terzo settore” o dell’acronimo “Ets” o di locuzioni equivalenti o ingannevoli da parte di soggetti diversi dagli enti del Terzo settore e non iscritti al Runts.
È d’obbligo per tutti gli Ets tenere i libri sociali e redigere il bilancio d’esercizio; inoltre, in base alla nota del 3 agosto 2021 emessa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, anche il bilancio sociale deve essere redatto e depositato obbligatoriamente da tutti gli enti del mondo no profit che superano i limiti dimensionali previsti dalla precedente legislazione del 2017 (l’obbligo di redazione del bilancio sociale risultava riservato agli enti del Terzo settore con ricavi, proventi o entrate annuali superiori a 1 milione di euro; se superiori a 100mila euro annui, veniva richiesta la pubblicazione sul proprio sito internet o su quello della rete associativa a cui aderivano, di emolumenti e compensi attribuiti ai componenti degli organi di amministrazione e di controllo, ai dirigenti e agli associati). Le imprese sociali invece, sono sempre chiamate a redigerlo e depositarlo a prescindere dai limiti dimensionali.
La riforma del Terzo Settore definisce infine anche la distinzione tra tre ulteriori categorie di enti:
- Enti che non possono appartenere al Terzo settore, ovvero le Pubbliche Amministrazioni (T.U. pubblico impiego), le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche, le associazioni di datori di lavoro.
- Enti che perseguono le finalità del Terzo settore, ma non ne seguono la normativa speciale dedicata: sono esenti dalla disciplina sul Terzo settore le fondazioni bancarie.
- Enti che seguono la normativa in materia di Terzo settore soltanto per una parte della loro attività, come enti religiosi civilmente riconosciuti (Diocesi, Parrocchie, ecc.) a condizione che per tali attività adottino un regolamento che recepisca le norme del Cts e sia depositato nel Runts.
Il perimetro delle attività degli Ets
Gli Ets, in base a quanto previsto dall’articolo 5 del codice del Terzo settore, possono svolgere le seguenti attività di interesse generale:
- interventi e servizi socio-sanitari, per l'assistenza e l'integrazione sociale;
- educazione, istruzione e formazione professionale e attività di interesse sociale con finalità educativa; formazione extra-scolastica, prevenzione della dispersione scolastica e del bullismo, contrasto della povertà educativa;
- interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia delle risorse naturali e al miglioramento delle condizioni dell'ambiente;
- interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio;
- formazione universitaria e post-universitaria;
- ricerca scientifica di particolare interesse sociale;
- organizzazione e gestione di attività turistiche, culturali, sportive dilettantistiche o ricreative di interesse sociale, culturale o religioso;
- accoglienza umanitaria ed integrazione sociale di migranti (inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro, alloggio sociale e ogni altra attività diretta a soddisfare bisogni sociali, sanitari, culturali, formativi o lavorativi);
- servizi a sostegno di persone emarginate o disabili; sostegno a distanza, beneficenza;
- riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata;
- protezione civile;
- sviluppo a favore di filiere del commercio equo e solidale, cooperazione con produttori operanti in aree economiche svantaggiate (contrasto del lavoro minorile);
- promozione della cultura della legalità e delle pari opportunità, tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici, nonché dei diritti dei consumatori e degli utenti, iniziative di aiuto reciproco (banche dei tempi e gruppi di acquisto solidale).
Secondo le rilevazioni ISTAT, al 31 dicembre 2022 le istituzioni non profit attive in Italia risultavano essere 360.061 coinvolgendo complessivamente un numero di risorse dedicate pari a 919.431 soggetti. Tra il 2021 e il 2022 le istituzioni registrano una lieve diminuzione numerica (-0,2%) mentre il numero di dipendenti aumenta del 2,9% confermando il trend di crescita riscontrato nell’anno precedente. Rispetto al complesso delle imprese dell’industria e dei servizi, l’incidenza delle istituzioni non profit continua ad aumentare, passando dal 5,8% del 2001 a più del 9% del 2022. Alla luce dei risultati della rilevazione campionaria il 72,1% delle Istituzioni non profit attive si avvale dell’attività gratuita di 4,661 milioni di volontari.
In un contesto così accresciuto e diversificato, emerge quanto sia divenuto fondamentale per le organizzazioni capire come comunicare efficacemente missione e valori spesso eterogenei a pubblici di riferimento altrettanto variegati.
Message Group: il partner ideale per una comunicazione efficace
Una delle sfide principali per gli enti del Terzo Settore è dunque comunicare la propria missione e le proprie attività. Una comunicazione efficace e trasparente è fondamentale per creare consapevolezza e coinvolgimento intorno alle cause sostenute: permette di sensibilizzare l’opinione pubblica, mobilitare sostenitori e donatori, promuovere un cambiamento positivo nella società e produrre un impatto effettivo sulle comunità.
Nel corso degli anni, l'evoluzione del panorama comunicativo e tecnologico ha portato a una trasformazione significativa delle modalità attraverso cui le organizzazioni si relazionano con i loro pubblici, e ciò vale anche per le realtà no-profit; più di altre, queste devono dimostrarsi capaci di garantire accountability e massima integrità nell'utilizzo delle risorse. Ed è proprio mediante una comunicazione aperta e onesta, etica e responsabile che diventa possibile instaurare con gli stakeholder relazioni durature basate su fiducia e credibilità. Il bilancio sociale (o rendiconto della responsabilità sociale) è il documento che rispecchia tale principio di trasparenza, attraverso il quale un’associazione può comunicare periodicamente in modo volontario gli esiti della sua attività, non limitandosi ai soli aspetti finanziari e contabili. Partendo dalla progettazione e realizzazione degli strumenti di rendicontazione reportistica finanziaria e sociale, e arrivando alla definizione di un piano di comunicazione come leva strategica per le attività e il posizionamento di un ente di Terzo Settore, l’approccio Message guida nel mettere in ordine le priorità:
- definisce una visione strategica di breve/medio/lungo periodo,
- aiuta a focalizzare un metodo,
- sostiene la realizzazione degli output più coerenti con l'identità dell'ETS (evitando di confondere lo strumento con l'argomento, perché strumenti e linguaggi devono si esser coerenti tra loro, ma prima di tutto rappresentare l'identità associativa).
Tale percorso coincide con un esercizio di consapevolezza sull'importanza della comunicazione intesa come strumento di costruzione dell'identità associativa e di aggregazione.
Un approccio digitale
Il Terzo Settore, come ogni altro ambito, si sta gradualmente spostando verso il mondo digitale. L’impennata osservata durante la pandemia non si è rivelata un fenomeno transitorio, bensì una tendenza in costante crescita. Per aumentare la visibilità, raggiungere e mobilitare potenziali donatori, fidelizzare la propria comunità di riferimento e organizzare campagne di crowdfunding di successo, occorre dedicare la massima attenzione alla propria presenza online.
Attraverso i social media e i siti web, gli enti che perseguono finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, hanno la possibilità di raggiungere una platea più ampia e diversificata amplificando il loro messaggio. Le attività di comunicazione svolgono un ruolo cruciale nel differenziare gli enti, valorizzandone la natura di brand e conferendovi un’identità forte e riconoscibile. Attraverso strategie mirate, è possibile aumentare l’efficacia della raccolta fondi, promuovere eventi e campagne, consolidare il supporto della comunità. Il marketing digitale, in particolare, offre agli enti no-profit nuove opportunità per interagire con il pubblico, raccogliere feedback e promuovere il coinvolgimento attivo. Utilizzando strumenti come le campagne sui social media e l’email marketing, gli enti del Terzo Settore possono raggiungere i pubblici di riferimento in modo più diretto ed efficace. Obiettivo è fornire un’informazione corretta e una divulgazione puntuale, ma soprattutto costruire una percezione diversa rispetto a questioni sociali, ambientali e di rilevanza collettiva capace di creare legami forti, con lo scopo di comunicare, oltre alle emozioni, un impianto di significati profondi.
La comunicazione e il marketing giocano un ruolo fondamentale anche nel favorire la collaborazione e la partnership tra gli enti del Terzo Settore e altre organizzazioni, istituzioni e aziende, portando a partnership vantaggiose e sinergie che favoriscono l’innovazione sociale e il progresso comune.
Guardando al futuro, il Terzo settore deve continuare a evolversi e adattarsi a nuove sfide e opportunità. L’adozione di tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati, può migliorare ulteriormente l’efficacia delle campagne di comunicazione e la gestione delle relazioni con i sostenitori. Analizzando gli elementi più significativi riguardo alla maturità digitale degli Ets, possiamo evidenziare come ormai sia presidiata la presenza online: l’89% degli Ets dispone di un sito web, usato principalmente come strumento informativo su progetti e attività, anche se permane una certa scarsa consapevolezza della visibilità sui motori di ricerca (SEO). L’intelligenza artificiale emerge come strumento utilizzato da più di un quarto degli enti nella creazione di contenuti, così come la gestione di database contatti e community rappresenta risorsa fondamentale per il fundraising e la pianificazione di campagne digitali tramite piattaforme di e-mail marketing. Per quanto riguarda l’utilizzo dei social media, Facebook rimane il più utilizzato (95%), seguito da Instagram (85%), YouTube (60%) e LinkedIn (53%); tuttavia, restano ampi i margini per migliorare la profilazione e l’interazione con i membri delle community.
Sebbene ci siano aree da implementare, come la SEO e l’interazione sui social, i dati mostrano una solida base per una crescita digitale concreta. Inoltre, l’accento sull’inclusività e sulla diversità nelle strategie di comunicazione può garantire che tutte le voci siano ascoltate e rappresentate, promuovendo una partecipazione più ampia e un impatto sociale maggiormente significativo.