Il 2024 è stato sicuramente un anno sfidante per la rendicontazione di sostenibilità.
Il complesso framework normativo definito dalla nuova Direttiva europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e dalla conseguente applicazione dei recenti European Sustainability Reporting Standards (ESRS) ha provocato una trasformazione profonda in tema di reporting, in un’ottica di maggiore trasparenza e comparabilità.
Nonostante si tratti di un panorama in costante evoluzione1, e considerato che l’aggiornamento previsto degli ESRS non dovrebbe applicare alla rendicontazione relativa al FY 2025, troviamo opportuna una riflessione alla luce dell’esperienza maturata nel primo anno di applicazione della recente Direttiva.
Indicazioni di carattere trasversale
E’ il momento per le organizzazioni, appartenenti alla cosiddetta wave 1 della CSRD, di consolidare quanto fatto e guardare con maggiore consapevolezza alle prossime scadenze. Il secondo anno di rendicontazione rappresenta infatti un'opportunità in cui non si tratta solo di “fare meglio”, ma anche di dare continuità, rafforzare i processi interni e iniziare a cogliere il valore strategico di una rendicontazione di sostenibilità ben strutturata.
In questo contesto, è utile fermarsi e fare il punto, per capire da dove ripartire e quali elementi considerare prioritari nel percorso di miglioramento continuo. Ci sono alcuni aspetti fondamentali che, se affrontati per tempo e in modo integrato, possono facilitare il lavoro e aumentare la qualità complessiva del reporting.
Pur nella diversità dei settori, delle strutture organizzative e dei livelli di maturità in tema sia di sostenibilità sia di reporting di sostenibilità, possiamo individuare tre aree chiave su cui riteniamo importante che le aziende si concentrino per affrontare al meglio il prossimo esercizio di rendicontazione:
- Collaborazione inter-funzioni: le organizzazioni si trovano a dover adottare un approccio sempre più integrato e trasversale. Non si tratta più di un’attività confinata a singoli team (e.g. di Sostenibilità o Finanza), ma di un impegno che coinvolge una pluralità di dipartimenti. La rendicontazione di sostenibilità richiede infatti una collaborazione stretta tra diverse funzioni aziendali, che devono condividere informazioni, processi, allineare obiettivi e lavorare con una visione comune. Pensiamo ad esempio alla necessità di allineare l’analisi di doppia materialità con i processi di risk management, oppure alla necessità che le funzioni interne contribuiscano proattivamente alla raccolta di dati solidi e accurati.
- Processi di raccolta dati: è essenziale definire e mettere in atto processi strutturati e ben documentati. La raccolta dei dati deve avvenire in modo sistematico e tracciabile, con flussi chiari e responsabilità definite. Inoltre, per garantire l’affidabilità delle informazioni fornite è importante implementare controlli di qualità, soprattutto nei passaggi più critici, come la validazione dei dati. Un passo avanti rilevante, a questo proposito, è l’implementazione di processi per una raccolta dati che sia periodica e non meramente su base annuale.
- Formazione: la normativa e le aspettative su sostenibilità e rendicontazione non sono statiche, ma evolvono costantemente. Per questo motivo è fondamentale che le persone coinvolte, a tutti i livelli e funzioni coinvolte, abbiano l’opportunità di aggiornare le proprie competenze e acquisire nuove conoscenze. Investire nella formazione significa non solo essere conformi ai requisiti normativi, ma anche cogliere le opportunità strategiche offerte da una rendicontazione consapevole e ben gestita.
Contenuti tecnici: prime evidenze e trend emergenti
Entrando più nel dettaglio dei contenuti tecnici emersi dalle prime rendicontazioni in conformità alla CSRD, possiamo individuare alcuni elementi ricorrenti che meritano attenzione, sia per comprendere lo stato dell’arte, sia per orientarsi meglio nella preparazione dei prossimi report.
- Struttura del documento: nella maggior parte dei casi analizzati, la struttura del documento di rendicontazione è allineata in modo piuttosto rigoroso all’ordine previsto dagli Obblighi di Informativa (Disclosure Requirements) contenuti negli ESRS. Questa scelta è stata adottata principalmente con l’obiettivo di garantire la massima compliance normativa e una corrispondenza puntuale con l’ESRS Content Index, che costituisce uno strumento fondamentale per facilitare la lettura e la verifica del documento da parte degli stakeholder, inclusi revisori e autorità competenti. Alcune eccezioni sono rappresentate da documenti che hanno sfruttato maggiormente l’integrazione della Rendicontazione di Sostenibilità all’interno del documento di relazione sulla gestione: in questi casi ha prevalso, rispetto all’ordine degli Obblighi di Informativa, la continuità dei contenuti rispetto alle singole tematiche trattate (es. strategia e governance aziendale).
- Estensione della rendicontazione: dal punto di vista della lunghezza, il sustainability statement, ovvero la sezione dedicata alla sostenibilità all’interno della relazione sulla gestione, ha raggiunto una dimensione significativa: in media circa tra 120 e 150 pagine* (rispettivamente a livello europeo e italiano) . Questo dato riflette l’ampiezza e la profondità degli obblighi informativi, ma evidenzia anche una crescente necessità di sintesi e chiarezza nella comunicazione, per evitare che la mole di informazioni diventi un ostacolo alla fruibilità.
- Temi materiali più frequenti: i temi più frequentemente affrontati riguardano il Cambiamento Climatico (E1), la Forza Lavoro Propria (S1) e la Condotta delle Imprese (G1)*. Questo conferma la centralità di questioni già consolidate nell’agenda pubblica e nei framework internazionali (e.g. cambiamento climatico), nelle priorità strategiche degli Enti di Interesse Pubblico (e.g. governance), nonché nelle precedenti pratiche di rendicontazione di sostenibilità
- Temi materiali meno frequenti: d’altro canto emergono temi che sono stati trattati con minor frequenza da parte delle imprese, quali inquinamento (E2), acqua e risorse marine (E3), biodiversità (E4), Comunità interessate (S3)**.
- Temi specifici per entità: oltre ai temi standard, emergono con forza anche temi entity-specific, ossia rilevanti in funzione delle caratteristiche specifiche dell’organizzazione. Tra questi, uno dei più ricorrenti è quello legato alla Cybersecurity e all’Intelligenza Artificiale, in linea con le sfide emergenti legate alla digitalizzazione e alla gestione responsabile dei dati. Questi aspetti si confermano come aree di crescente attenzione anche in ottica di impatti sociali e reputazionali.
- Minimum Disclosure Requirements (MDR): un aspetto particolarmente sfidante è rappresentato dai Minimum Disclosure Requirements (MDR), ovvero i requisiti minimi di informativa previsti per ciascun tema di sostenibilità considerato materiale. Questi includono informazioni su azioni intraprese, obiettivi, politiche, target e metriche, che devono essere riportate in modo coerente e tracciabile. In molti casi, la necessità di correlare alcuni di questi elementi a impatti, rischi e opportunità ha portato le aziende a inserirli direttamente nei capitoli tematici, con il risultato di generare in alcuni casi ripetizioni o ridondanze tra diverse sezioni del documento.
- Phase-in e gradualità della rendicontazione: infine, sul fronte dei dati finanziari attesi relativi agli impatti della sostenibilità, molte aziende hanno scelto di avvalersi dell’opzione di phase-in, prevista dalla normativa per consentire una certa gradualità nell’adempimento di obblighi particolarmente complessi. Questa possibilità è stata ampiamente utilizzata, soprattutto in relazione a stime economico-finanziarie ancora in fase di definizione da parte delle imprese.
Conclusioni
L’esperienza della prima rendicontazione CSRD ha permesso alle imprese di superare lo scoglio principale, dettato dalla complessità dei nuovi standard e dal fattore “novità”. Il secondo anno diventa quindi l’opportunità per consolidare il percorso intrapreso e a tal proposito indichiamo tre elementi secondo noi centrali.
- Sviluppare una solida cultura del dato: il maggior tempo a disposizione può essere impiegato per rafforzare i processi di raccolta dati, con riferimento primario a quelli ambientali e sociali. Rilevante a tal proposito è l’opportunità di digitalizzazione, sostituendo i tradizionali file excel con software dedicati alla rendicontazione secondo gli standard ESRS
- Rafforzare la collaborazione interna tra funzioni diverse: diventa importante investire nell’integrazione tra le funzioni aziendali che a diverso titolo concorrono al processo di reporting. La funzione sostenibilità non può e non deve essere l’unica titolare del processo, pena l’incompletezza del documento e soprattutto la mancanza di una reale integrazione nei processi aziendali
- Presidiare i temi materiali meno attenzionati dall’impresa: molte imprese sono comprensibilmente risultate meno strutturate rispetto ad alcuni temi materiali, ad esempio in termini di policy, obiettivi ed azioni. E’ quindi rilevante colmare questi gap tramite analisi tematiche dedicate e definizione di nuove progettualità.
In conclusione, possiamo affermare che la rendicontazione di sostenibilità derivante dalla Direttiva CSRD si è dimostrata uno strumento importante per allineare i valori dell’impresa e le sue strategie di lungo periodo con la comunicazione rivolta all’esterno. In questo senso, il processo richiesto dalla CSRD non è solo un lavoro tecnico o formale, ma un’opportunità per riscoprire e raccontare il senso profondo delle proprie attività, dei propri obiettivi e del proprio ruolo nella società.
1 Attualmente sono in discussione alcune proposte legislative da parte dell’Unione Europea per semplificare, inter alia, la Direttiva CSRD (pacchetto Omnibus).
*Fonti:
CSRD Insights. I primi report delle quotate italiane a confronto. Deloitte, Giugno 2025.
Inside the First 300+ CSRD Reports: Recap and Key Takeaways from our Webinar. Datamaran, Maggio 2025.
EY CSRD Barometer 2025 Setting the baseline: a first-time application analysis of CSRD-compliant sustainability statements, EY, Aprile 2025.
Insights from the first 100 CSRD reports, PWC, Marzo 2025.