Dopo 4 anni che presiedo la Commissione del Premio Speciale Comunicazione della Sostenibilità dell’Oscar di Bilancio, mi preme soffermarmi su due aspetti:
Il primo è il team di lavoro, i commissari che mi hanno affiancato e che hanno analizzato tutti i bilanci candidati al premio. Il team mette in campo tutte le proprie competenze in materia di rendicontazione, la conoscenza dei contenuti e dei processi che guidano la realizzazione del report, la familiarità con i framework, la frequentazione delle migliori prassi di comunicazione e anche una grande passione per questi temi. Le valutazioni finali sono frutto del confronto tra tutti i commissari, nascono dalla comparazione, dall’analisi approfondita e dall’applicazione rigorosa di criteri affinati negli anni.
Il secondo aspetto è che posso dire di aver visto crescere costantemente in questi anni sia l’impegno delle aziende che il livello e lo spessore dei bilanci candidati al premio. E sotto questo punto di vista direi che nemmeno lo “stop the clock” ha fermato questo trend virtuoso. Tuttavia c’è ancora tanta strada da fare perché sono ancora pochi i bilanci che riescono a restituirci in un’unica soluzione i tanti volti e forme che questo documento può assumere:
Bilancio come racconto
Un ottimo bilancio ha un concept che ispira e guida la narrazione, che tiene unite le parti del racconto, che si traduce in scelte terminologiche, visive e iconografiche che infondono nuova linfa ad un linguaggio altrimenti tecnico e specialistico. E’ l’“insieme facciamo la differenza” di Birra Peroni o il “più vicini” di Wind3, fili conduttori che sostengono e guidano il percorso di lettura.
Bilancio come identità
Il bilancio è una forte affermazione dell’identità, della missione e della visione dell’azienda. E il racconto della sostenibilità è tanto più coerente quanto più ancorato al purpose. Il bilancio di sostenibilità si posiziona infatti al centro del crocevia Purpose (perché)-Strategie (come)-Performance (quanto) come strumento che rende coerente, misurabile e verificabile il modo in cui un’organizzazione traduce il proprio scopo in azioni concrete e risultati.
Bilancio come dialogo
Il bilancio nasce dal dialogo con tutti gli stakeholder, crea ponti fra generazioni, parla a diverse fasce di stakeholder, e questo dialogo si può e si deve percepire nella rendicontazione. Guardate, per credere, i bilanci di Peroni ma anche di Wind3 e di Amref, i finalisti del Premio Comunicazione della Sostenibilità e noterete come il dialogo emerga dai progetti, dalle immagini, dalla voce degli Ambassador e dalle iniziative di ascolto.
Bilancio come connettore
Il bilancio è una sorta di connettore multiplo che genera continue relazioni, che interconnette il modello di business al contesto di mercato, le strategie alle azioni e agli obiettivi, i temi materiali alle esigenze e alle priorità degli stakeholder, i processi di governance alla gestione dei rischi e delle opportunità. I migliori bilanci si preoccupano di creare queste connessioni utilizzando tutti gli strumenti grafici a disposizione, dai diagrammi di flusso alle infografiche di processo, dagli organigrammi alle matrici, dalle timeline alle scorecard.
Bilancio come mappa
Il bilancio non è un documento avulso, isolato, pago della propria autonomia. Al contrario è una mappa che orienta il suo pubblico, che rimanda a policy, certificazioni, comunicati, presentazioni, video, eventi e guida l’utente verso tutti gli asset digitali del gruppo, dal sito ai social. Insomma, il bilancio di sostenibilità è iperconnesso (vedi anche i vari link esterni e i QR code), rifugge dall’autoreferenzialità, è un hub di collegamenti che estende il suo raggio d’azione a tutto il mondo della comunicazione aziendale.
Dario Mezzaqui, partner di Message