La sostenibilità è un modello di gestione e in quanto tale deve opportunamente essere integrato in tutti i processi aziendali, dalla strutturazione dell’offerta al presidio della catena di fornitura, dal sistema di governance al monitoraggio dei rischi fino allo sviluppo di tutte le potenzialità del capitale umano.
Ma il modello richiede anche cambiamenti sostanziali nelle persone che hanno la responsabilità di renderlo non solo possibile ma anche efficace. Una recente ricerca, “Lavoro e Tecnologie Digitali - La Voce della Sostenibilità”, realizzata dal CSR Manager Network (la comunità dei professionisti della sostenibilità in Italia) in collaborazione con AIDP (Associazione Italiana Direttori del Personale), nell’affrontare il tema di come l’innovazione digitale stia trasformando il mondo del lavoro, mette al centro la figura del Sustainability Manager.
Come si pone il Sustainability Manager di fronte alla contrapposizione fra una visione ottimista - che prevede che le tecnologie digitali aggiungeranno valore al lavoro umano, rendendolo più creativo e più sicuro - e una visione pessimista - che prevede invece che le tecnologie digitali sostituiranno il lavoro umano o avranno una funzione di controllo? Di fronte al dilemma se le tecnologie siano causa di impoverimento o di potenziamento del lavoro dell’uomo, il Sustainability Manager quali competenze utilizza e quale ruolo esercita? Sta alla finestra e lascia che sia la funzione Human Resources a guidare la trasformazione, oppure entra con autorità nel cantiere per far sì che gli obiettivi di sostenibilità siano parte integrante della trasformazione?
In un contesto in cui i processi di introduzione delle tecnologie, di automazione di mansioni in passato affidate all'uomo e di diffusione dello smart working sono stati fortemente accelerati dalla pandemia (McKinsey, the Future of Work after Covid-19), la ricerca disegna 4 scenari, 4 ruoli, 4 possibili interpretazioni (4 personas direbbero “quelli” del marketing e della comuncazione).
Il Sustainability Manager può infatti riconoscersi nel ruolo di Distratto, Ristrutturatore, Capo Cantiere o Architetto, ovvero può decidere se rimanere ai margini della trasformazione del workplace o se farsi promotore e attore di una riprogettazione dei sistemi di lavoro insieme ad altre funzioni quali gli IT manager e gli HR manager. Questa volontà è comunque notevolmente influenzata da variabili di contesto quali: l’inquadramento della funzione sostenibilità a livello organizzativo, la sensibilità dei vertici al tema, etc.
La metafora dell'Architetto inquadra la Sostenibilità come una unità organizzativa autonoma di solito a diretto riporto del CEO. Rispetto alle sole competenze tecniche e di rendicontazione, il CSR Manager Architetto mette in campo le competenze strategiche, di decision-making oltre a quelle umane, relazionali e comunicative, ma soprattutto definisce gli obiettivi del processo di riorganizzazione settandoli sulla sostenibilità, identifica in anticipo i potenziali rischi e ne verifica gli esiti.
Alla domanda posta alla comunità dei professionisti della Sostenibiltà "Se dovesse metaforicamente considerare la sua azienda come una cassetta degli attrezzi pronta ad essere utilizzata in un intervento di ristrutturazione quale strumento/attrezzo della cassetta pensa che sarebbe la funzione Sostenibilità?”, gli attrezzi identificati sono stati:
- la torcia: la Sostenibilità, come la torcia, mette in luce a monte della riprogettazione organizzativa i potenziali rischi
- il metro: il metro viene usato per misurare gli obiettivi, oltre che per meglio definire i KPI.
- la livella: dopo un intervento di riprogettazione organizzativa la livella può essere usata per verificare l’allineamento del progetto con gli obiettivi di riferimento.
La ricerca completa è accessibile dal sito del CSR Manager Network
