Il discorso di Alberto Zambolin
Buongiorno e benvenuti nelle Fabbriche di Adriano Olivetti di via Jervis,
Avevamo immaginato di potervi ospitare tutti ad Ivrea, all’interno degli edifici che possiamo tranquillamente definire come una cattedrale laica che celebra perenne un modello di fare impresa. Chi li ha visitati può testimoniare la suggestione e il significato che questi luoghi ancora oggi riescono a trasmettere; mura, colonne, spazi progettati dagli architetti Figini e Pollini che sono stati testimoni di una eccezionale avventura imprenditoriale, eccezionale e attualissima.
La tragica emergenza che stiamo oggi vivendo ci costringe a nasconderci nelle nostre case, a stare in un continuo isolamento. Eppure oggi sfondiamo quell’isolamento proprio da questi luoghi, anch’essi chiusi, che oggi ci ospitano in maniera virtuale, da cui può partire la consapevolezza di una nuova realtà da affrontare e da costruire.
Come scriveva Muhammad Yunus su Repubblica del 19 aprile la vera domanda a cui trovare delle risposte non è come ci riprenderemo e in quanto tempo ma bensì:
“Vogliamo riportare il mondo al punto in cui era prima oppure lo vogliamo ridisegnare tutti insieme?”
La tragica crisi del Covid-19 ha determinato una situazione non solo imprevedibile ma anche, allo stesso tempo e per la prima volta, così al di fuori dagli schemi abituali dell’economia e della società da mettere questi stessi schemi in discussione permettendoci di guardarli non come immodificabili pilastri della nostra società ma come tasselli di un lungo processo evolutivo che, con origini antiche, ci proietta nel futuro; dove tutto ciò che sembra fermo e solido è in realtà, nel lungo periodo, in un continuo lento cambiamento.
Poi sopraggiungono eventi della storia che improvvisamente inseriscono importanti discontinuità e accelerano la trasformazione. È proprio quello che stiamo vivendo.
Il processo di cambiamento dei modelli di Impresa si trova quindi di fronte, inaspettatamente, ampi spazi di manovra, pagine bianche tutte da scrivere, nuove direzioni da scegliere; è questa una importante responsabilità perché si inserisce in un momento della storia in cui l’inerzia della crescita e del cosiddetto sviluppo ci avvicinava a realizzare danni irreversibili al Pianeta e a creare disuguaglianze insostenibili nella Società.
La spinta di Adriano Olivetti verso il senso di comunità è il pilastro della ripartenza per disegnare una ripresa a vantaggio di una Comunità estesa che includa anche gli ultimi, la Società intera e il nostro Pianeta. Inutile nascondere il ruolo imprescindibile delle imprese di fronte a questo bivio. Scelte di fronte alle quali nessuna impresa potrà più nascondersi.
La nostra Associazione Quinto Ampliamento nasce ed opera proprio per accompagnare la trasformazione e la nascita di una nuova generazione di imprese; siamo convinti che l’apertura verso la società, il confronto con i propri stakeholder, la contaminazione con il terzo settore possano essere alla base di una nuova fase, certamente di resilienza, perché sarà così, ma di una resilienza trasformativa che ci aiuti a cambiare in meglio il mondo.
La storia di Adriano Olivetti con un’eco mondiale ancora oggi a ormai ben 60 anni di distanza, la città di Ivrea designata dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità proprio come Città Industriale del XX secolo, queste Fabbriche che vivono oggi una fase di eccezionale rinascita, testimoniano tutte insieme che se l’Uomo lo desidera fortemente allora le Imprese possono mettersi in gioco ed essere protagoniste sulla strada verso un mondo davvero migliore.
La registrazione completa dell'evento si trova qui.